Suicidio in carcere a Biella: un dramma che si ripete

Lunedì sera, un detenuto di origine albanese di 55 anni si è tolto la vita nel carcere di Biella, impiccandosi con un lenzuolo alle sbarre della finestra della sua cella. Questo tragico evento rappresenta il secondo suicidio dall'inizio dell'anno in questa struttura e il sessantaquattresimo a livello nazionale.

Il dramma dei suicidi in carcere è aggravato dal sovraffollamento delle strutture penitenziarie italiane. Attualmente, ci sono circa 14.500 detenuti in più rispetto alla capacità massima delle carceri. Questa situazione crea condizioni di vita insostenibili per i detenuti, aumentando il rischio di episodi tragici come quello avvenuto a Biella.

Il detenuto suicida era in sciopero della fame e aveva chiesto di essere trasferito. La sua richiesta, tuttavia, non è stata accolta in tempo. Questo episodio mette in luce la necessità di un sistema più efficiente e umano per gestire le richieste dei detenuti e prevenire ulteriori tragedie.

Il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, ha sottolineato l'urgenza di affrontare il problema dei suicidi in carcere. Alla vigilia dell'incontro con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, Ciambriello ha dichiarato che nel decreto Carceri non si fa menzione né del sovraffollamento né dei suicidi. Ha inoltre richiesto risorse per assumere figure sociali di ascolto negli istituti di pena, come psicologi, psichiatri, mediatori linguistici ed educatori.

Con un suicidio in carcere ogni tre giorni, la situazione è diventata una vera e propria emergenza nazionale. Le istituzioni sono chiamate a intervenire con misure concrete per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e prevenire ulteriori tragedie.

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