Giovane detenuto tunisino si suicida a Sollicciano

Un giovane detenuto tunisino di nome Fedi, di soli 20 anni, si è tragicamente tolto la vita giovedì pomeriggio nella sua cella nel carcere di Sollicciano. Le circostanze della sua morte hanno scatenato un'ondata di sdegno e proteste.

Fedi era detenuto in condizioni estreme, tra topi e cimici, costretto a lavarsi con acqua gelata e a usare lo stesso lavandino per lavare i piatti e per l'igiene personale. Queste condizioni inumane sono state denunciate dallo stesso Fedi nel febbraio scorso, con il sostegno dell'associazione L'altro diritto.

Fedi aveva accettato il suo destino, deciso a scontare le sue tre condanne (due emesse dal tribunale per i minori e l'ultima del tribunale ordinario a 2 anni e 10 mesi). Aveva fatto pace con il suo passato, che includeva un viaggio nascosto in un camion dalla Tunisia all'Italia, un soggiorno in un centro per minori non accompagnati e una vita di piccoli furti e rapine.

La notizia della morte di Fedi ha scatenato una serie di proteste. Un gruppo di antagonisti ha contestato la visita dei politici al penitenziario, interrompendo la conferenza stampa e sbattendo sulla recinzione. La madre di Fedi, devastata dal dolore, ha espresso il suo strazio in una telefonata con Fatima Benhijji, mediatrice culturale e presidente dell'associazione Pantagruel.

La sindaca di Firenze, Funaro, ha espresso il suo sdegno per le condizioni drammatiche nel carcere di Sollicciano. Questo tragico evento sottolinea l'urgente necessità di migliorare le condizioni di vita nei carceri italiani, per garantire la dignità e i diritti fondamentali di tutti i detenuti.

Ordina per: Data | Fonte | Titolo